Il Montanaro Informatico

Un po' di tutto, di tutto un po'

Mese: aprile, 2013

GeoLocalizer: 5002 grazie!


Proprio ieri, guardando le statistiche relative all’applicazione GeoLocalizer che ho sviluppato l’anno scorso, ho constatato con grande piacere che sono stati superati i 5000 download! Un piccolo grande traguardo per me! L’applicazione in oggetto consente di tracciare i nostri percorsi, tramite il GPS integrato nei nostri dispositivi Windows Phone, rivedere le tracce e salvare i dati relativi ad ogni percorso, come velocità media e distanza percorsa. Altre funzioni consentono di condividere via sms o email la posizione attuale con chiunque si voglia. Dal menù delle opzioni, inoltre, è possibile “regolare” il funzionamento impostando delle soglie di precisione desiderate. Cosa posso dire, l’applicazione non è perfetta, ad esempio una bella rinnovata alla grafica sarebbe benvenuta ma, bene o male, è stata apprezzata dagli utenti e di questo non posso che esserne contento! 5002 grazie a tutti coloro che l’hanno scaricata e speriamo di dover ringraziare ancora molte persone!


Geo Localizer per Windows Phone: [Download]

Ancora 5 minuti…zzz

Si sa, il periodo che coincide con il cambio di stagione può causare a molte persone disturbi quali sonnolenza, difficoltà di concentrazione e irritabilità. Che sia questo o meno, in queste ultime settimane anch’io fatico ad alzarmi la mattina dal letto, quasi avessi gli arti inchiodati al materasso. Fortunatamente, però, non ho mai avuto un brutto rapporto con la sveglia, le nostre relazioni si sono sempre dimostrate essenziali e sintetiche: lei suona e io la spengo. Però ad alcuni forse piace così tanto il suono della sveglia alla mattina, che il più delle volte la posticipano una, due o addirittura tre volte. Vi siete mai chiesti se sia la cosa giusta da fare? Credete di fare bene al vostro organismo sonnecchiando qualche minuto di più del previsto? Un video prova a spiegarci in maniera semplice e simpatica cosa avviene ai nostri corpi quando alla mattina si deve affrontare quel benedetto aggeggio che fa un frastuono infernale. Ah ricordatevi: non mettete mai una canzone che vi piace come suoneria per la sveglia, sarebbe il miglior modo per farvela odiare.

Telefono cellulare: 40 anni e non sentirli

Ricorre oggi il 40 “compleanno”, se così vogliamo chiamarlo, del telefono cellulare. La tecnologia in generale, se ci pensate, vive un ciclo vitale speculare rispetto a quello degli esseri viventi. Noi nasciamo e col passare degli anni invecchiamo, le nostre capacità fisiche e mentali si vanno via via ad assopire, fino al totale annullamento. Per la tecnologia, ed il telefono cellulare non fa eccezione, accade l’inverso. Potremmo dire che in questo campo gli oggetti innovativi e le invenzioni sottese dalle nuove tecnologie, nascano “vecchie”: funzionalità limitate, forme sgraziate e squilibrate, non si può fare insomma il paragone con un giovane uomo nel pieno delle sue potenzialità. La particolare condizione in cui si sviluppano le nuove branche della scienza però, porta questi oggetti a ringiovanire col tempo, si evolvono, acquisiscono più intelligenza, più memoria, più utilità senza conoscere nella maggior parte dei casi una curva di declino come quella umana. Per il telefono cellulare è successo proprio questo. Nato 40 anni fa dagli sforzi di Martin Cooper, direttore della sezione “ricerca e sviluppo” della Motorola che fece la sua prima telefonata da un cellulare il 3 aprile 1973, questo oggetto tecnologico ha saputo reinventarsi, rinnovarsi ed insinuarsi nelle nostre vite in maniera sorprendente.

Il primo telefono cellulare.

Il primo telefono cellulare.

Da quando nel 1973 ha cominciato a fare capolino (anche se il primo cellulare per la vendita pubblica arrivò solo 10 anni dopo), la sua memoria è migliorata notevolmente ed è diventato più rapido nel fare le cose, anzi, più rapido nel fare PIU’ cose assieme, sa orientarsi alla perfezione (GPS), con un occhio anche alla linea (in effetti il dimagrimento è indiscusso). Ormai il telefono cellulare è talmente radicato nelle nostre vite che molti, se privati di esso, possono soffrire di vere e proprie crisi d’ansia e di astinenza. C’è addirittura chi, pur in difficoltà economiche, non rinuncia all’ultimo modello di smartphone (si ha anche cambiato nome perché fa più figo) sborsando centinaia di euro senza fiatare. Grazie a lui si è arrivati a quello che tutti noi ormai diamo per scontato: la connettività full-time. Siamo sempre disponibili, sempre raggiungibili, tutte le informazioni che ci servono stanno potenzialmente nello spazio di un palmo di mano. Pensate come sarebbe la situazione senza avere la possibilità di utilizzare questo grandioso dispositivo: le informazioni circolerebbero con una velocità molto inferiore, anche solo rintracciare qualcuno che non ha abbia a portata di mano un telefono fisso, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Ecco, forse il rovescio della medaglia è proprio questo. L’evoluzione del telefono cellulare è stata così sorprendente e inarrestabile che alla fine siamo giunti al punto di possedere un oggetto tutto fare: possiamo navigare in internet per vedere gli orari del treno, oppure utilizzare i GPS integrati come guida verso una destinazione, o ancora leggere e inviare mail, scattare fotografie, filmare, scrivere documenti, comandare a distanza le nostre case (si, si arriva anche a questo). Abbiamo condensato le funzionalità di numerosi oggetti in un’unica sintesi che funge per essi. Ma cosa succederebbe se l’unico oggetto che racchiude tutto questo non ci fosse? Un po’ come nel mercato finanziario si sconsiglia in assoluto di investire il capitale in un unica direzione ma si invita a diversificare l’investimento, siamo sicuri che anche in questo caso non sia così? Siamo sicuri di essere nella direzione giusta quando affidiamo tutta questa responsabilità ad un oggetto solo? Le opinioni sono discordanti, quel che è certo però è che ormai siamo entrati in un tunnel tecnologico dal quale sarà difficile uscire (a patto che lo si voglia), anche i più conservatori, ormai messo da parte il vecchio, cedono il passo agli ultimi modelli, molti possiedono addirittura due o più dispositivi mobili, a ulteriore prova del grado di infiltrazione che questa tecnologia ha ormai acquisito. Insomma, a 40 anni dalla sua nascita il telefono cellulare non smette di crescere in potenzialità, proprio come un uomo che vive una vita al contrario e da vecchio prosegua la sua vita verso un cammino di giovinezza crescente. Chissà dove arriverà? Permettetemi però un consiglio: fatelo per senso della tradizione o per necessità, ma controllate almeno che il vostro prossimo smartphone funzioni anche da telefono e vi permetta di fare delle telefonate che, in fondo, è il motivo per cui esiste.

21 vittoria, grande baldoria!

Il titolo del post evocherà ai più il celebre film “21“, in cui si racconta la storia di uno studente universitario promettente, ma in difficoltà economiche, che con una squadra di amici e un professore si lanciano nel gioco del Blackjack a Las Vegas. Proprio ieri, capita raramente, ho avuto l’occasione di andare al Casinò di Venezia (Ca’ Noghera) e dopo aver girovagato e giocato il ticket d’ingresso ad una slot machine (solo il caso vuole che alla fine ne abbia guadagnato qualcosina), mi sono fermato per una buona mezz’ora ad osservare i banchi da blackjack. Risulta indiscusso il fatto che il fascino del gioco al tavolo superi infinite volte la monotonia di stare davanti ad una macchina a schiacciare un pulsante. Al contrario delle slot machines, inoltre, il gioco “ai tavoli”, intendendo blackjack, roulette, poker e così via, richiede una certa dose di capacità. Fatto sta che poco prima di partire qualche mano al tavolo l’ho fatta pure io. Insieme a mio fratello siamo partiti con un investimento di 50€, arrivando a intascarne un totale di 90€, con 40€ di guadagno. Molti di quelli che leggeranno il post e di sicuro molti di quelli che non lo faranno, a sentir parlare di gioco d’azzardo (perché di questo si tratta), storceranno il naso, affermando che è un modo come un altro di buttare in fumo i propri soldi, tentando la fortuna. Alle sale da gioco va bene che si diffonda quest’idea, in quanto non fa altro che favorire gli introiti dei casinò. La verità è che il blackjack come altri giochi d’azzardo può essere giocato in maniera logica e coscienziosa, anche se questo modo di giocare impone allo scommettitore di acquisire delle conoscenze, ossia per intenderci: fare fatica. Sostanzialmente stiamo parlando di probabilità: sono stati fatti numerosi studi in passato che hanno permesso di sviluppare tecniche di gioco da seguire rigidamente per raggiungere (con buona probabilità) buoni risultati nel medio-lungo periodo di gioco. La strategia più semplice viene chiamata “Strategia di Base” e per attuarla si dovrà imparare sostanzialmente una serie di regole che sintetizzano una tabella, in cui ogni possibile situazione di gioco viene presa in considerazione e viene fornito il comportamento da attuare. Senza inoltrarsi troppo nello specifico, chi è interessato può trovare ampia documentazione in rete, un esempio di regola potrebbe essere: “se la somma delle mie carte è 13, non chiedere carta se il banco ha come carta scoperta una carta che va da 2 a 6, altrimenti chiedere carta”. In pratica sono sintesi verbali di una tabella che descrive le varie mosse da compiere. Un esempio di tabella della strategia di base è riportata qui di seguito:
black-jack-strategie
In questa tabella sono sintetizzate le azioni MATEMATICAMENTE corrette da intraprendere secondo gli studi probabilistici effettuati. In pratica dato il valore delle nostre carte in mano e quella della carta scoperta del banco ci sarà detto se:

  • S: STAND. Stare, ossia non chiedere ulteriori carte.
  • H: HIT. Chiedere carta.
  • D: DOUBLE. Raddoppiare. (per il regolamento visitate la pagina di Wikipedia).
  • SP: SPLIT. Dividere le due carte (vedere sempre il regolamento).

Se si attuano queste regole, si sta a tutti gli effetti adottando la suddetta “strategia di base” che ci informa sul migliore metodo di gioco in termini matematici e probabilistici. Ora vi starete sicuramente chiedendo: come mai pur esistendo una precisa e scientifica strategia che ci mette nelle migliori condizioni (matematicamente parlando) di vittoria, i casinò generano in continuazione introiti milionari senza l’ombra di crisi? La risposta è semplice: perché la maggior parte dei giocatori si affida non ad un gioco scientifico e matematico, ma all’intuito e al gioco poco rigoroso. La stragrande maggioranza di chi si siede al tavolo in sostanza, non attua una strategia di gioco ma si lascia guidare da scaramanzie e intuizioni che a lungo andare generano perdite per i clienti dei casinò e introiti certi per le case da gioco. Il fatto che tanti non attuino una logica ferrea risiede probabilmente nel fatto che imparare una strategia del genere richiede molta pratica e anche una buona dose di impegno che per molti non vale la pena spendere. Inoltre anche il fatto di seguire rigorosamente una tattica di gioco non sempre risulta psicologicamente semplice: potrebbe ad esempio capitare che per due, tre, cinque mani consecutive vi troviate davanti alla stessa situazione di gioco, per esempio abbiate 12 in mano e il banco abbia 6, e pur attuando la strategia che impone di stare e non chiedere carta, perdiate inesorabilmente la mano tutte le volte. La difficoltà risiede qui: molti alla volta successiva avendo in mano 12 e vedendo un 6 al banco sarebbero tentati di fare un’eccezione alla regola e chiamare carta. Può andare bene come può andare male, si penserebbe. In realtà il calcolo delle probabilità dice che a lungo termine, andando fuori dal sentiero che la strategia vi suggerisce, sarete destinati a perdere. La difficoltà è dunque quella di mantenere la mente fredda, lucida e di seguire la strategia scelta senza sgarrare MAI. Sommando questa difficoltà psicologica, l’ignoranza da parte dei più (nel senso che la maggior parte della gente ignora addirittura l’esistenza della strategia stessa) e la fatica e l’impegno necessari a maneggiare la strategia con rapidità, il risultato è nettamente a favore dei casinò che hanno ovviamente il vantaggio sui giocatori. Spero di avervi proposto una visione un po’ diversa dal solito del gioco del blackjack, un gioco semplice ma affascinante sia per il contatto umano che si ha al tavolo da gioco (con il croupier e con gli altri giocatori) sia per i retroscena matematici che ne regolano lo svolgimento e che se ben studiati possono dare soddisfazioni anche economiche non irrilevanti. Poi, si sa, ci vuole fortuna…o forse no?